2024-10-06
Una delle poche certezze che ci sono rimaste nel 2024 è che siamo nel pieno di questa bolla sull’AI, giusto? O forse no? Il concetto di AI sembra aver perso qualsivoglia forma o significato. 2 lettere che si sono trasformate nel problema, nella soluzione, e nello scopo di tutte le aziende.
Un mantra a cui non possiamo sottrarci.
Sono settimane che vorrei razionalizzare meglio i miei pensieri sul tema, ma come al solito sono stato fagocitato dalla solita routine del back to school; inoltre vorrei evitare di scrivere un rant di 500 parole sulla visione superficiale perpetrata da aziende e guru digitali dal go-live di ChatGPT.
I 3 concetti su cui mi sono trovato sempre più spesso a ri-pensare sono:
- siamo in una bolla?
- come sta cambiando la nostra vita di tutti i giorni?
- come sta cambiando il business?
- cosa dovremmo fare?
Siamo in una bolla? Probabilmente no
Ogni red flag che potrebbe segnalare che siamo in una bolla è presente:
- OpenAI: nonostante la fuga della maggior parte dei founder, l’azienda guidata da Altman è riuscita a chiudere un round di finanziamenti di 6 miliardi di dollari (praticamente il fatturato annuale di Pirelli, una società con 31.000 dipendenti) [The Verge]
- AI-fication: tutti i tool che utilizziamo sono tempestati da ✨ e CTA che ci invitano a testare soluzioni più smart basate sull’AI. Anche mentre scrivo questo pezzo, Notion cerca di propinarmi il suo nuovo assistente con tre CTA sempre visibili in schermata
- AI-washing: ogni azineda parla di AI, un adozione superficiale senza avere chiaro né i bisogni che si voglio soddisfare né le specificità delle varie branche di questo tipo di strumenti (LLM, machine learning, modelli di diffusione ecc.) Nonostante questo, non penso sia una bolla. ChatGPT.com nei suoi primi 6 mesi di vita dalla promozione da sottodominio di OpenAI.com si aggira stabilmente sui 3 miliardi di visite mensili [SEMRush] ed è solo uno dei tanti servizi disponibili gratuitamente via web o app. Il product market fit è incredibile, nonostante i prodotti disponibili sia estremamente rudimentali, poco più che caselle di testo. Più ci penso e più vedo nell’AI e tante somiglianze con quanto abbiamo vissuto qualche decennio fa con l’avvento di Internet, una tecnologia tanto disruptive quanto accessibile. Non renderà felici tutti ma sono certo che rivoluzionerà tanto la nostra vita di ogni giorno quanto l’evoluzione macro-economica della nostra società.
Come sta cambiando la nostra vita di tutti i giorni?
Io sicuramente copro una buona quota di quelle 3 miliardi di visite mensili. Sempre più spesso le mie mail vengono riviste per essere più gentili, assertive e chiare da un copywriter che non esiste. Il mio cervello si è ri-cablato per aprire automaticamente la casella di testo di OpenAI quando non sa come impostare una formula su Excel o un pezzo di JS per questo blog.
E come me milioni di altre persone si sono già adagiate su questo nuovo livello di pigrizia, sicure che questi output “good enough” generati con un prompt vadano bene per risolvere i problemi di tutti i giorni.
Vivek Thakker ha definito l’AI “a blurry jpeg of the web” [The New Yorker] cercando di riassurmerne l’imprecisione e la natura derivativa dei sui output, senza però catturare la bellezza di come questi risultati, benché average siano ora estremamente più raggiungibile e utilizzabili da tutti.
E stiamo ancora parlando di una rivoluzione racchiusa dentro una text box, quando tutti gli strumenti che utilizziamo saranno nativamente predisposti a sfruttare questi nuovi paradigmi le cose diventeranno veramente interessanti.
Come stanno cambiando le aziende?
Così come le persone, anche le aziende si dovranno abituare a questo tipo di società potenziata dall’AI. In questo ambito vedo 2 trend principali.
- I piccoli player faranno un passo avanti sostanziale in termini di qualità e quantità di output creativi, tanto da potersi avvicinare alle produzioni che oggi vengono prodotte da aziende non sufficientemente focalizzate su questi aspetti. Se oggi solo le società medio-grandi potevano permettersi di avere delle sezioni editoriali all’interno delle proprie property, o avere team creativi per la creazione di asset brandizzati, ora anche i piccoli player potranno simulare questo tipo di risultati con sforzi estremamente contenuti.
- I leader tecnologici potranno aumentare la distanza dai tier 2. Le aziende veramente all’avanguardia saranno in grado di integrare questi nuovi strumenti per generare efficienza come i piccoli, ma allo stesso tempo potranno sfruttare queste nuove leve all’interno delle loro strategie sfruttando asset non disponibili alla competizione come i dati di prima parte o l’accesso a risorse limitate (distribuzione, brevetti ecc.)
Questo quindi potrebbe mettere alle strette tutti i player che si trovano nel mezzo, vedendosi aumentare da un lato la competizione fatta dai player più piccoli e allo stesso tempo vedendo ridotte le possibilità di poter competere con le aziende di dimensioni più ampie.
Cosa dovremmo fare?
Penso che non ci resti che tirarci su le maniche e iniziare a studiare, perché questa rivoluzione è qui per rimanere e se non ci prepariamo rischieremo di farci rubare il posto di lavoro perfino dal nostro frigorifero.
Io mi sto sforzando di testare gli strumenti principali messi a disposizione online, per valutare le risposte ottenute, velocizzare i lavori più tediosi e cercare di capire quale potrebbe essere la loro killer app all’interno delle mie routine. Per ora le soluzioni che preferisco sono ChatGPT (soprattutto per la parte vocale) e Notion (per l’integrazione con le note); ho provato a testare Notebook LM di Google, ma non ho ancora trovato il fit giusto con il mio modo di lavorare.
Oltre a testare questi strumenti ci converrà anche tenerci informati. 2 fonti anche per i neofiti del tema possono essere: