2025-08-06
Per anni recruiter e aziende hanno decantato la supremazia dei profili T-shaped, figure mitiche in grado di combinare conoscenze verticali con la capacità di spaziare tra differenti discipline per una migliore visione d’insieme.Un approccio al mondo del lavoro quasi rinascimentale, in cui la somma delle parti supera quella dei singoli fattori. Io stesso, per anni ho snobbato ( anche per pigrizia) un approccio verticale alle discipline che compongono digital marketing, passando dallo sviluppo siti web, al CRM e all’identity, per poi approdare alla CRO e Analytics. Un profilo a tutto tondo, che mi aiutasse ad affrontare qualsiasi grana potesse finire nella mia inbox.
Questo mindset poliedrico, come d’altrone tutto oggi giorrno, sembra però essere messo in crisi dall’avvento dell’AI che, grazie ai suoi ultimi sviluppi, ha messo nelle tasche di tutti noi dei personalissimi PhD, pronti ad aiutarci in qualsiasi situazione. Le risposte forse non sono ancora perfette, ma garantiscono quell’80% di almost there che permette a chiunque di rispondere per le rime senza la necessità di conoscere davvero la materia trattata.
È evidente come l’AI abbia livellato il campo di gioco, abbassando le barriere all’ingresso per quanto riguarda molte delle attività che affrontiamo tutti i giorni. Chiunque abbia voglia, potrà sfruttare questi nuovi strumenti per maneggiare temi che fino a pochi anni fa sarebbero stati fuori dalla propria portata.
Le aree specialistiche per ora sembrano al sicuro; le risposte restano ancora troppo generiche e, data la natura probabilistica di questi sistemi, gli output faticano ad affrontare temi di nicchia o tematiche controverse (vedi: Elroy 2025). Ma potrebbe essere solo questione di tempo prima che gli agenti raggiungano un livello sufficiente buono da simulare anche il migliore dei “tecnici” (se non il migliore, uno nella media). Se non smuoveranno le attività di “frontiera”, porteranno comunque ad una modifica delle attività in termini di volumi e di bilanciamento di molti workflow.
È quindi finita l’era dei generalisti? Per come la conosciamo oggi, probabilmente sì. O quantomeno cambierà il loro ruolo all’interno delle organizzazioni. Forse potremmo addirittura dire che avranno la possibilità di occuparsi finalmente di ciò che hanno sempre voluto, delegando all’AI le attività di mera traduzione di requisiti “tecnici” o di “business” e per focalizzarsi davvero sulle attività a maggior valore, come la definizione di una visione coerente e olistica dei progetti in cui sono coinvolti. Sicuramente l’asticella si è alzata e i generalist dovranno dimostrare le loro capacità sfruttando a loro volta questi nuovi strumenti per supportare il team e, dall’altro, focalizzandosi sulle attività ad alto valore.
Tutto questo senza dimenticare che un vero generalista raramente lo è per necessità: lo diventa per curiosità e passione verso l’intero contesto. E la curiosità, per ora, non si automatizza.